lunedì 18 aprile 2011

Freak 'N' Chips

- tratto dalla rivista mensile di musica HotHat, numero del 14/3000






Atterrano sulla scena musicale galattica i membri di questa nuova, e sconosciuta ai più, boy band. O quasi. Nel senso che non sono propriamente ragazzi. Ebbene si. Freaks! Ecco cosa sono. Ognuno ha subito una particolare mutazione ì. I più bacchettoni storceranno il naso ma, vi assicuro che il loro aspetto è più un dono del cielo che una maledizione del nucleare!
Andiamo ora a presentarli.

Jack "Jackie" Jackerson è il volto del gruppo. Le sue due bocche gli danno la possibilità di creare impareggiabili duetti solisti, destinati a fare storia.
Alla chitarra, o sarebbe meglio dire E' la chitarra, Al Johnson. Gli è stata impiantata una chitarra Wesdroom 756 al posto del braccio mancante e... non ce lo fa proprio rimpiangere!
Alle percussioni, alle tastiere e al mix "Dock Oc" ci stupisce sempre con i suoi otto tentacoli scatenati.
Al basso, il Basso, un metro e cinque di puro talento.

Impegnati anche nel sociale, i Freak, sono in prima linea nella lotta per la Rivendicazione dei Mutanti.
Se già il loro aspetto non vi ha invogliato a comprare i loro dischi, beccatevi allora questa recensione del loro ultimo album.

-Sbullonami il Cuore-

Mescolando le impareggiabili doti liriche di Jackie Johnson ai suoi psico-elettronici della band, i Freak 'N' Chips ci regalano ventidue minuti di fuga dalla realtà. L'album gode della spinta data dal singolo "Cacciavite in un occhio", uscito sulla Rete tre giorni fa e che ha già raggiunto un miliardo e trecentomila click.

sabato 9 aprile 2011

T-Rex

Fa freddo.
L'insegna al neon mi spara in faccia dodici gradazioni diverse di rosso, mentre la pioggia picchietta sulla tettoia sotto la quale mi sono riparato. Mi sono inzuppato fino alle ossa per arrivare fin qui. Questo fottuto posto è il buco del culo del mondo. Il Geyser è uno dei locali più in voga del momento tra i fighetti figli di papà in cerca di emozioni forti. A me sembrano tutti uguali.
Lo scimmione all'entrata si sta vantando delle sue nuove braccia policromate con un gruppo di sgallettate, minorenni che si danno l'aria da puttanoni navigati. Ogni tanto la porta si apre facendo fuoriuscire stralci di luci stroboscopiche, avanzi di musica commerciale e qualche ospite indesiderato. Vedo le ragazzine ridere mentre il pugno dello scimmione si abbatte sulla bocca dell'ubriaco di turno. Il rumore è agghiacciante. L'uomo sputa grumi di sangue e piccoli frammenti colorati. I denti. Resta lì, accasciato, mentre la pioggia si porta via un fiume rosso sangue.
Mentre aspetto butto giù un paio di pillole blu. Anfetamine. Frank, il medico del Trauma Team del quartiere indojamaicano, mi passa regolarmente le pasticche requisite ai ragazzini giù nello Sprawl.
Doppia buona azione.
Quando l'orologio digitale impiantato sulla schiena di un tizio, tra quello che sembra il tatuaggio di un drago meccanico e una spessa cicatrice violacea, segna le 4.23, vedo uscire il mio uomo. Butto la sigaretta. Lo stronzo gira scortato da due giganti, gemelli. Cloni. Indossa pantaloni di pelle verdi e un ributtante impermeabile rosa shocking che lascia intravedere i muscoli artificiali scolpiti dalla chirurgia. Faccio scrocchiare le nocche. Il familiare rumore metallico è un avvertimento per chiunque mi stia vicino. Mi nascondo la faccia nel bavero della giacca e li segua a distanza. Destra, sinistra, nel vicolo.
Camminano per dieci minuti buoni infischiandosene della pioggia battente. Non si sono voltati nemmeno una volta, che guardie di merda. Basta un cannone sotto la camicia per farli sentire sto cazzo. Guadagno metri.
Mr Tobaiashi, si fermi, Polizia di MirrorCity. Devo urlare per farmi sentire sopra il concerto di pioggia e rumori della città. Il gruppo si ferma, si volta. La piccola checca gialla mi guarda con aria di sfida. Non mi ha riconosciuto.
Estraggo il ferro, uno Streetmaster made in Hong Kong, e faccio saltare il ginocchio del gigante alla mia destra. Non gli do il tempo di crollare a terra e sparo un colpo a bruciapelo al gemello che mi si sta scagliando contro. Il proiettile ferma la sua corsa sul corpetto corazzato. Lo stronzo crolla a terra bestemmiando qualche dio samoano. Sarà ancora vivo ma un colpo da quella distanza lo terrà a letto una settimana.
Le urla dei due cloni riempiono il vicolo. Mi godo la smorfia su quel muso da scimmia gialla quando capisce chi sono. Il mix di violenza e anfetamine mi fa schizzare l'adrenalina a mille.
Scimmiotta qualcosa in quella sua lingua del cazzo. Dio quanto odio questi fottuti gialli. Mi paro di fronte a lui. Cerca di comporre qualche numero sul suo palmare nel braccio. Scuoto la testa con fare intimidatorio. Lui capisce e blocca la mano a metà del gesto.
Sollevo le mani e con studiata lentezza mi sfilo i guanti, mostrandogli le nocche rinforzate, ricordo di quella notte di cinque anni fa.
F-fermo. T-ti posso pagare delle mani nuove. Eh? Che ne dici?
Calmo. Lascialo parlare.
L-lo sai anche tu che erano solo affari. Non è stata una mia decisione. Mi hai costretto con quei tuoi modi da irlandese pazzo.
Silenzio.
Ti bastava perdere un incontro. Un incontro solo. Niente di più. Invece tu te ne sei uscito con quella storia di T-Rex, e la tua media di incontri.
Lascialo parlare.
Ora la checca ti guarda in faccia, sta riprendendo un po' di coraggio.
Non ti conviene uccidermi. Sai chi sono io. Sai CHI c'è dietro di me!
Lo stronzetto si è messo a urlare.
Non lo farei se fossi in te, irlandese!
Ora. Colpiscilo.
Carico il colpo e abbasso il braccio. Metallo contro ossa, tendini, muscoli. Sono una macchina. Alzo, carico e abbasso il braccio. Un maglio che batte sul ferro caldo e sanguinolento che è la sua faccia. Alzo, carico e abbasso il braccio. Non so perché ma mentre lo colpisco meccanicamente mi torna in mente mio padre. Un odore acre. Lo stronzo se l'è fatta sotto. Smetto solo quando sono certo che neanche la madre possa riconoscerlo.
Lo lascio svenuto per terra. Mi pulisco le mani su quel fottuto impermeabile dal colore orrendo. Rosa shocking. Per dio, il buon gusto è davvero morto in questa città?
Sputo per terra e me ne vado stringendomi nella giacca.
Con tutti soldi che ha, domani, quando si sarà svegliato, avrà una faccia nuova e sarà imbottito di antidolorifici. Domani gli scimmioni si andranno ad aggiungere alla lista di nemici che ogni buon poliziotto ha. Domani probabilmente la Yakuza mi vorrà morto. Ma a me non me ne frega un cazzo perché domani è un altro giorno.