venerdì 17 giugno 2011

A Mia Nonna

Figlio dell'America televisiva, i funerali me li sono sempre immaginati sotto la pioggia, facce scure, completi neri e veli sulla testa. Ma al funerale di mia nonna c'era un sole che spaccava le pietre. La cosa è stata così improvvisa che la gente era vestita con jeans e maglietta, tipico abbigliamento da pomeriggio primaverile. 
Dicono che siano i migliori quelli che se ne vanno. Non è vero. La Morte non fa queste distinzioni. Mia nonna non era la migliore. Mia nonna non era perfetta. Ma era mia nonna e io le volevo bene.
E' morta circondata dai paramedici del 118, nel suo letto. Dicono che se ne sia andata senza soffrire, che sembra che dorma.
Io quando sono entrato in quella stanza non la riconoscevo. Troppo piccola, troppo bianca, troppo immobile per essere mia nonna. 
E' successo all'improvviso ma, come dice il grande Leo, ci aveva messo 81 anni a morire. Combatteva una malattia senile simile all'alzheimer, sembrava stesse vincendo. Almeno così mi dicono. Già. Io era tanto che non la vedevo. Tanto che non ricordo l'ultima volta che l'ho vista viva. Tanto che mi aggrappo a quei ricordi di una nonna che faceva le crostate, che mi cantava le preghiere prima di andare a letto. Alla stessa nonna che insultava noi nipoti, tra una frase e l'altra, come il più affettuoso degli intercalari. Una nonna come tante che però qualcosa di speciale doveva averlo per spingermi a scrivere queste righe.
Lascia un marito, due figli e tre nipoti a sei giorni dal suo compleanno. Ma noi sappiamo che non ci lascerà mai.


Ciao Nonna



Valerio