mercoledì 18 dicembre 2013

Recensione: Wolverine - L'immortale






















(ATTENZIONE SPOILER)

"Addio!"
- Stefano Pulcinella* sfondando una finestra alla proposta di vedere il film

" Mi sento male!"
- Michele Testagrossa inorridito alla scena del treno durante il film

" Devo grattuggiare il cane, mi dispiace"
- La scusa della sorella di Michele 



A noi dormire non piace. Anziché buttarsi su un cuscino, decidiamo di vederci l'ultima fatica di Hugh Jackman. Quest'estate le critiche non erano state positive, ma noi del commento degli altri non ci fidiamo mai. Preferiamo soffrire vedere con i nostri occhi. Non ci ha insospettiti nemmeno il rifiuto della sorella del Testagrossa, nota estimatrice degli addominali del suddetto Jackman...



La storia parte dopo X-Men - Conflitto Finale, con un Logan distrutto che si isola dal mondo dopo aver scongiurato la minaccia di Jean Grey. Oh, a me di spiegarvi chi sia Jean Grey non va, quindi googlate.
A chi hai detto Testa-a-Fragola?
Barbone e protettore degli orsi, viene raggiunto da Miss Testa-a-Fragola per essere portato al capezzale di un vecchio amico morente. Ovviamente Testa-a-Fragola è una mutante con questo simpaticissimo potere che la rende un ospite perfetto da invitare alle feste dei bambini: può vedere come morirai. E sente sempre la necessità di dirtelo. 

Il vecchio giapponese, salvato a Nagasaki proprio da Wolvie, vuole ricompensarlo sul letto di morte. L'offerta già ti puzza a inizio film. 

Vecchio - "Tu mi dai i tuoi poteri e io ti libero dalla tua crudele posizione di immortale. Conta che è una cosa puramente altruistica... non c'entra niente che io stia morendo e il tuo fattore rigenerante mi salverebbe la vita." 
Wolverine facendo un gestaccio al vecchio - "Ammazza che offertona!"
Vecchio rivolto a Testa-a-Fragola - "Te l'avevo detto che dovevamo studiarcela meglio prima di portarlo qui..."

Qui la storia si intreccia con un thriller ad alto livello di sbadigli. Evidentemente gli sceneggiatori devono aver perso i fogli riguardanti la scena. Me la immagino più o meno così...

" O mio Dio! Girano la scena domani! Come faremo?"
" Trovato! Copiamo questo dialogo che mi sembra funzionale!"
" Ma questo è il pezzo iniziale de Il Gladiatore..."
" E vabbe, è un film di 13 anni fa! Chi vuoi che se lo ricordi?"

Insomma, il vecchio non è solo vecchio, è anche capo della più grande multinazionale giapponese. Ricchezza e tecnologia a palate. Ma il figlio non è degno di essere il suo erede: deve essere la nipote. Stacco. Morte del vecchio.
Intanto a Logan la solita 25enne stragnocca, nonché dottoressa di fama mondiale, ha inibito il potere mutante. Così per buttare altra carne sul fuoco.
Durante una delle più belle scene di funerale di tutti i tempi, gli sceneggiatori decidono che non si è abbastanza capito che il film è ambientato in Giappone. Largo quindi a Yakuza, ninja e treni a 300 km/h che, cito il Testagrossa che di queste cose se ne intende: "ignora le leggi basilari della fisica".

Mandando rapidamente il film avanti perché non succede niente, arriviamo al punto in cui la bella nipote è prigioniera nell'antica torre. Ninja a palate. Ninja su moto. Ninja su tetti. Ninja nel panettone. Ninja. 
E un robot gigante che "sorpresa sorpresa" altri non è che il vecchiaccio che vuole prendere il fattore rigenerante a Wolverine. Stavolta con le cattive. In un modo insensato, aggiungerei.
Fine.
Ah, vincono i buoni. Così per farvelo sapere se siete arrivati fin qui.

E' inutile che reagisci così.
 E' colpa tua se firmi contratti senza leggere le sceneggiature

Uno di quei film che ti fanno sorgere dubbi e soprattutto la domanda: " Ma se X non avesse fatto Y, quale sarebbe stato il piano iniziale?".
Un film nel quale sono stati buttati dentro altri mutanti solo perché ne vendono a un tanto al chilo ormai, ma privi di qualsiasi senso nella trama.
Ad aumentare in modo vertiginoso il ritmo del film ci si mettono anche questi sensatissimi scambi di battute, a volte interamente in giapponese sottotitolato, a volte in inglese. Tra giapponesi. Bah. 

Alla fine possiamo dirlo: un film brutto.

Voto 4


*Stefano Pulcinella è un simpatico esemplare di napoletano doc. Ebbene sì, proprio come ve lo immaginate: maschera di Pulcinella sul volto, babà in ogni tasca e infarcisce ogni sua frase con un sonoro "Uè". Ah, è anche il mio socio in affari fumettosi, ma ci terrei non si sapesse in giro.

domenica 1 dicembre 2013

Della Serie: Dracula



























Una delle cose buone dell'autunno è sicuramente l'inizio della stagione televisiva. Ovviamente sto parlando degli Stati Uniti e dell'Inghilterra, visto che da noi le ultime due serie veramente belle sono state Romanzo Criminale e Boris, non a caso andate in onda su Sky. Non sia mai che la tv italiana faccia qualcosa di diverso da Carabinieri 234,1. Tutte e due tra l'altro finite anni fa e che non hanno avuto seguito.

Dopo essermi convinto che Almost Human è una serie che varrà la pena seguire, mi son buttato su un genere diverso e son arrivato a Dracula.

La cosa che mi ha attirato subito è stato l'attore protagonista: Jonathan Rhys Meyers. Non so perché mi attiri così tanto, alla fin fine ho visto di suo solo Match Point e qualche puntata de The Tudors, però sta di fatto che quando vedo la sua faccia in copertina mi vien voglia di informarmi di più. C'è da dire che i vampiri, come gli zombie, hanno proprio rotto le scatole. Ce li hanno fatti sorbire in qualunque salsa, spremendo tutto ciò che c'era di buono e lasciandoci inevitabilmente quel senso di nausea al solo sentire le parole "non morto".

La Londra vittoriana è una perfetta cornice per qualsiasi storia dell'orrore ed è proprio qui che assistiamo al complicato piano di Dracula (Meyers) per vendicarsi di coloro i quali lo hanno trasformato nel mostro (non c'è bisogno di presentare il personaggio, vero?).
I suoi nemici sono gli appartenenti ad un antico ordine che risponde all'originalissimo nome di Ordine del Drago.
L'Ordine, come ogni buona associazione segreta, vuole conquistare il mondo. Come farlo a inizio '900? Con il controllo del petrolio. E già qui cominciamo a storcere il naso.
Perché Dracula vuole prima di tutto abbattere il loro impero economico, proponendo nuove forme di energia alternativa. Per fare questo si finge un ricco americano: Alexander Grayson.

Apprezzando il tentativo di raccontare qualcosa di classico con sfumature nuove, mi viene da chiedere: ma che cacchio c'entrano il petrolio e Dracula?

Perché una nuova serie sui vampiri? Perchéééé?
Nel corso delle cinque puntate andate in onda si intrecciano alla storia principale anche due storie parallele. Una di queste vede Alexander, aiutato dal medico Van Helsing anch'esso desideroso di vendetta, cercare un siero per poter resistere alla luce diurna. L'altra è la cosa più scontata dell'Universo. La giovane fidanzata di uno dei suoi nuovi assistenti è uguale alla sua ex-moglie, arsa viva dall'Ordine. Ovviamente tra i due c'è una connessione speciale che ci ha già rotto le scatole.

Gli autori si basano sul famoso romanzo di Bram Stoker: nomi, personaggi, location... ma la rivisitazione di gotico ha ben poco. Sono previste dieci puntate per la prima stagione che già zoppica. Tolti gli attori, molto a loro agio sia con l'ambientazione sia con i loro ruoli che vanno dal ricco possidente inglese al giovane avvocato di colore passando per la milf cacciatrice di vampiri, la storia appare vuota.




Voto: 5. Speri nella bella confezione che ti porge tua nonna ma dentro il pacco ci sono i soliti calzini multicolori.





venerdì 29 novembre 2013

Della Serie: Almost Human






















Alla ricerca di nuove serie tv da ingurgitare, spaventato da grandi colossi da mille stagioni da mille puntate l'una, sono incappato in Almost Human.

2048, Los Angeles.
Come recita la voce che introduce ogni puntata, la tecnologia e il progresso non si possono fermare. In un mondo che non conosce limiti, c'è ovviamente chi usa la conoscenza per far il proprio guadagno, molto spesso con mezzi illeciti.
Per questo la polizia non è più in grado di fronteggiare le crescenti minacce. La soluzione? Affiancare ad ogni poliziotto un partner sintetico, un androide.

Ma se la storia fosse tutta qui, non attirerebbe 9 milioni di spettatori alla messa in onda del pilot, quindi ci deve essere qualche altra cosa in mezzo.
In cabina di regia della serie c'è il Gran Burattinaio J.H. Wyman, che ci ha regalato piccole perle di fantascienza come Fringe. E se dico Fringe chi altro vi viene in mente? Esatto, J.J. "Episodio VII" Abrams. Infatti è proprio lui il produttore esecutivo con la sua Bad Robot.

Il protagonista è Karl Urban (sì, Eomer/Dredd/unsaccodiruolidaduro) nel ruolo del Detective John Kennex, poliziotto tormentato e appena uscito dal coma dopo un'imboscata che ha ucciso il suo partner e migliore amico. Riversa tutta la sua frustrazione sugli androidi, colpevoli a suo dire di un approccio troppo "logico"nelle situazioni di pericolo. Il tutto, sommato al fatto di aver perso una gamba sostituita con una meccanica, gli fa distruggere il suo nuovo partner sintetico alla sua prima missione dopo la convalescenza.
Fino a qui il personaggio strizza un po' troppo l'occhio al Detective Spooner, interpretato da Will Smith nel film Io, Robot , ma mi riservo di giudicare alla fine della serie, o perlomeno tra un po' di puntate.
A questo punto della storia a Karl Urban viene affiancato un vecchio modello di androide DRN, ormai in disuso, Dorian (Michael Ealy). I modelli DRN hanno la particolarità di poter riprodurre le emozioni umane ma proprio per questo hanno, come gli uomini, un punto di rottura oltre il quale i loro circuiti impazziscono. Ovviamente Dorian era stato ritirato dal servizio proprio per questo motivo.

Tra atmosfere che oscillano tra Blade Runner, Fringe e il già citato Io, Robot la coppia di poliziotti Quasi Umani deve affrontare la minaccia di una grande organizzazione criminale che vuole fare fuori tutti i poliziotti, l'Insyndicate (non ho la più pallida idea di come lo possano aver tradotto in italiano!).
Le puntate (per adesso 3) si sviluppano intorno allo schema "mostro della settimana": ogni puntata equivale ad un nuovo caso da risolvere, chiuso quello avanti un altro.


Le tematiche per quanto classiche sono trattate in modo interessante, mettendo le basi per un mondo quantomeno realistico e credibile. Le puntate da 45 minuti circa scorrono abbastanza rapidamente e gli attori devo dire sono bravi. C'è quest'unica pecca del voler a tutti i costi creare complessi piani segreti orditi da ancora più segrete organizzazioni criminali, che già fanno presagire puntate odiose incentrate sul dover tenere tutto nascosto a scapito di dialoghi e coerenza narrativa.


Voto: 7 e 1/2, sperando non deluda.




















(Amicizie femminile mi bacchettano per non aver specificato che i due attori sono: "due fighi")

giovedì 21 novembre 2013

Recensione: Thor - The Dark World

























(ATTENZIONE SPOILER)

"Facciamo DUE scene finali extra dopo i titoli di coda, così tutti rimarranno in sala ad oltranza e Valerio non potrà mai andare a casa! Muahahahah!"
- Il malvagio spirito della Marvel, eterno nemico di noi poveri lavoratori dei cinema

"Ooooooooh!"
- Qualsiasi ragazzina ad ogni inquadratura del bicipite di Thor

"Uno su nove. Uno su Nove! Ma perché sempre sulla Terra?"
- Il giardiniere di Greenwich*



La giornata a lavoro è fiacca, troppo fiacca. Bisogna fare qualcosa per movimentarla. Per fortuna è uscito Thor 2 (per gli amici: The Dark World), milioni e milioni di incasso in America bla bla bla.
Nonostante quello che tutti pensano, lavorare in un cinema non ti dà tempo né modo di vederti i film. E questa è l'eccezione che conferma la regola.
Inforcati gli occhiali 3D, mi accomodo accanto una coppietta che avrò presto il piacere di scoprire si fa le foto durante il film. In una sala cinematografica. Al buio.
Dopo aver visto questa scena, mi sto ancora chiedendo perché mi faccia tanti problemi ad andare in giro con il mio tricorno fresco fresco di Lucca quando comincia il film.

Per chi se lo stesse chiedendo un tricorno è così fatto
THOR E' TORNATO!

Si parte con la solita guerra: cattivi a tutto tondo contro gli zii, i nonni e antenati vari dei protagonisti del film. Il tutto si risolve con l'abusatissimo concetto del: "Tornerò, tanto sono immortale e a me 5000 anni in più o in meno m'arimbarzano!"
Passando rapidamente attraverso un presente pieno di mazzate e martellate arriviamo al punto scatenante della storia: Natalie Portman non sa tenere le mani a posto (e non nel senso buono).
Ancora non mi spiego perché alla Marvel ci sia questo grandissimo problema del dare una personalità e un ruolo decente alla protagonista femminile. Ah no, scusate. E' un problema di tutti i cinecomics... vi ricordate Lois Lane?
Continuando tra morte, battutine e pettorali di Chris Hemsworth si capisce che l'unica speranza per Asgard e l'Universo risieda nell'alleanza tra i due fratelli, Loki e Thor... che falliscono in quanto tra tutti e due riescono a metter su un piano degno di Willy il Coyote.
Comunque sia, non vi preoccupate, i buoni vincono e tutti felici e contenti.

Il film di per sé non è né brutto né recitato male, è solo inutile. Un cattivo inutile, uno sviluppo della trama molto lineare, nessuna crescita personale del protagonista. Lo possiamo paragonare alla puntata un po' sfigata di una serie tv. Di quelle che non mandano avanti la storia ma sono lì e pensi che tutti i tasselli si riuniranno alla fine. Beh, il finale di QUESTA stagione sarà sicuramente The Avengers 2 nel bene o nel male.

Loki dopo aver letto dal copione il piano alla base del film

Nonostante l'ambientazione e le scenografie, manca quel tono di epicità che invece aveva caratterizzato il primo film di Kenneth Branagh. Dal Signore degli Anelli le battaglie-prologo di questi film sembrano tutte uguali, e hanno l'utilità del tasto chiamata rapida su un citofono. Colpi di scena che sono ovvi non solo nel contenuto ma anche nella forma.
E una cosa che sinceramente non ho capito e vorrei che qualcuno mi spiegasse: ma il Bifrost è rotto, come fanno a viaggiare sulla Terra?

Un'ultima annotazione, anzi uno sfogo: smettetela, smettetela, SMETTETELA di mettere tizi armati di spada e scudo contro tizi con i fucili!

Le scene dopo i titoli di coda questa volta son ben due! Se posso darvi un consiglio: rimanete in sala fino alla prima, la seconda è totalmente inutile.

Voto: 5, ci si aspettava di più.



*Se c'è da scegliere un luogo nell'Universo per far iniziare qualcosa, quel mondo state sicuri sarà la Terra.

martedì 10 settembre 2013

Recensione: Elysium



(ATTENZIONE SPOILER)

"Sono in crisi d'astinenza da fantascienza"
- Io prima di entrare in sala

"Peccato!"
- Noi usciti dalla sala

"Un pugno di sale e aspetti 10 minuti..."
- Qualcuno che non aveva capito cosa stessimo andando a fare




Un nuovo film è uscito per tentare di saziare la nostra fame di fantascienza: Elysium (sì, sta anche nel titolo del post). Quando un film non lo ha visto nessuno della tua cerchia ristretta e l'unico commento è del tipo: "il cugino del gatto del mio vicino ha detto che...", è il momento di tirar fuori i soldi dal portafogli.

Riunite le mie numerose personalità, l'immancabile Walter e la combriccola, il cinema è sempre quello. Ebbene sì: quello. Dove abbiamo visto QUEL film. Il ricordo fa ancora male...


Il mondo, in un futuro non così lontano, ha esasperato le condizioni sociali attuali, portando il gap tra ricchi e poveri all'estremo. Abbiamo così una gigantesca colonia spaziale in orbita intorno alla Terra: Elyssium. Un paradiso in cui non si invecchia mai e non ci si può ammalare grazie ad un macchinario a disposizione di tutte le famiglie. Dall'altra parte, sulla Terra, tutto ciò che resta della Città degli Angeli altri non è che un'accozzaglia di favelas. 

Max (Matt Damon) è un orfano scapestrato che ha messo la testa a posto dopo anni di carcere per furto d'auto. Come ogni buon film le coincidenze danno il via alla storia: un incidente nella fabbrica dove lavora fa sì che assorba una quantità letale di radiazioni. Non siamo in Watchmen, qui non si acquisiscono strani poteri. Cinque giorni e poi tutti in una bara.

Intanto su Elysium una tirannica e sadica Jodie Foster tenta un colpo di stato per papparsi tutta la colonia. Da questo momento del film perde tutta la sua utilità ma, visto che il contratto prevedeva almeno dieci scene, ogni tanto le fanno un primo piano.
L'avrò chiuso il gas?


Le storie si intrecciano e Max, nel tentativo di trovare un passaggio per la base orbitante, ha ora nella testa i dati per mandare all'aria Elysium e/o per far riuscire il colpo di stato.
Il tutto in una scena di combattimento che un po' ti fa storcere il naso... Vi spiego. I dati da rubare sono nella testa di uno dei privilegiati uomini d'affari della colonia, protetto da due super robot. Vi ricordo che siamo in un mondo dove tutti i ricchi son collegati a un computer che segnala anche quando si soffiano il naso. La navicella di questo riccone viene colpita da una granata lanciata dal nostro eroe senza che nessuno strumento la segnali. E vabbè... A questo punto comincia lo scontro a fuoco dove deve esserci stato un problema di montaggio. Vediamo uscire i due robot per fare il mazzo a tarallo ai nostri ma nella scena successiva....ce ne è solo uno! E vabbe... Poi, evidentemente la crisi deve aver colpito anche il settore militare del futuro, perché i robot non solo sono di cartapesta ma hanno la precisione e la rapidità di un vecchio soldato con l'alzheimer che, svegliatosi nel bel mezzo della battaglia, non si ricorda più da che parte stare. Gran finale entra in scena l'altro robot che probabilmente si era fermato ad allacciarsi i mocassini ed uccide il tizio con il bersaglio sul petto l'amico di Max.

Matt Damon ha ancora pochi giorni di vita e deve sbrigarsi ad arrivare lassù quindi decide di consegnarsi allo psicopatico (non lo sa, ma lo scoprirà presto) soldato messo sulle sue tracce, dimostrando l'unico vero spessore psicologico di tutto il film. Un fottuto uomo attaccato alla sua fottuta vita e che non vuole fottutamente morire. Oh. Finalmente.

Il problema è che, destabilizzati da questa mossa, gli autori devono essere evidentemente scivolati dalla scrivania. Un uomo prende una granata in faccia e ha ancora il cervello intatto. Una nave atterra tranquillamente in uno dei giardini della colonia più crudelmente difesa dell'universo. Uomini accoltellati allo stomaco che corrono e combattono tranquillamente. Leggi di Elysium che non hanno senso né utilità. Ninja contro robot (ok, questa me la sono inventata).

Damon ha dichiarato: "In questa scena pensavo fosse il robot fosse uno degli autori"


Un finale tutto sommato piacevole.

Il film è a metà tra un buon film di fantascienza, un buon film d'azione e un buon film di denuncia sociale. Insomma, le idee ci sono ma...  Un primo tempo molto godibile che non trova la sua consacrazione nel secondo.

Un'altra nota a suo sfavore è la completa mancanza di colonna sonora.

Uscito dalla sala mi viene da dire: "peccato!"


Voto: uno stiracchiato 6. Non un film brutto ma nemmeno un film bello

lunedì 1 luglio 2013

Le cronache di Marte - Tomo 1

Mi ritrovo catapultato all'alba alla Stazione Termini di Roma. Derubato da un bar che fa prezzi folli, ho nel mio zaino più sonno che materiale da leggere. Non mi capita mai di non avere nulla da leggere dietro, ma stamattina nessuno si è ricordato di impostare il mio cervello su ON. 
Spulcio una delle edicole vicine ai binari. Diversi albi mi guardano, sperando di accomodarsi nel mio zaino, giusto giusto tra le mutande e il carica-batterie: Dragonero, Saguaro, una paio di Marvel in lontananza e altri. Ne scarto parecchi. 

Da un po' non riesco più a leggere Bonelli. L'ultimo arrivato in famiglia (Dragonero) non mi ha entusiasmato con il suo numero zero, nonostante fosse regalato nei negozi di videogame. L'unico che ancora leggo volentieri è Nathan Never... ma mi son perso le ultime quindici uscite, quindi non mi pare il caso!
Fortunatamente Nathan Never ha un Universo Espanso di tutto rispetto, con molti spin-off di qualità: Legs Weaver, Asteroide Argo, Agenzia Alfa e Universo Alfa. Proprio su quest'ultimo si apre il mio portafogli...

LE CRONACHE DI MARTE - TOMO UNO - IL GLADIATORE

In copertina un robot e un uomo armato di mazza si danno battaglia in un'arena, insomma se il sottotitolo non fosse stato chiaro si parlerà di gladiatori.
Ma quello che mi convince è stampato in seconda di copertina: soggetto e sceneggiatura di BEPI VIGNA. Per chi non lo sapesse Vigna è uno dei tre papà di Nathan Never, insieme a Medda e Serra.

Siamo 300 anni dopo rispetto alla linea temporale classica di Nathan Never. Marte è popolato da tre diverse "specie": gli umani; i mutati di Prima Specie, creati per adattarsi all'ambiente ostile del pianeta rosso e che vivono sui 150 anni; e i mutati Superior, dotati di intelletto superiore, una longevità media di 300 anni ma incapaci di riprodursi.

La storia (primo numero di una trilogia) si sviluppa su 176 pagine e ci presenta un umanità resa schiava, ghettizzata, dominata ma ancora desiderosa di libertà. Il suo (futuro) campione è Dagan Donegal, umano cresciuto come gladiatore da una coppia di mutati Prima Specie, in disaccordo con la politica razzista degli oligarchi Superior.
La storia sinceramente sa un po' di già visto. Pescando dalla Storia reale, dall'apartheid ai campi di concentramento, ci viene presentata un'ambientazione con uno schema classico: IMPERO MALVAGIO - RIBELLIONE - EROE (dei due mondi?).
Nonostante la (apparente?) linearità della storia che si "arricchisce" della ricerca della madre naturale del protagonista, un paio di spunti interessanti vengono presentati, come ad esempio la minaccia esterna da parte di strani esseri che ci fa venire davvero voglia di sapere come continuerà.
I disegni, sembra assurdo visto il titolo ma fatta eccezione per la sequenza nell'arena, sono soddisfacenti, stiamo comunque parlando di un prodotto Bonelli! Un plauso in particolare alla caratterizzazione dei volti: rendere espressivi occhi senza pupille non è affatto semplice!

direttamente dal blog di Bonazzi


Insomma, non un albo che mi abbia fatto impazzire ma un fumetto che mi ha fatto compagnia in un viaggio in treno. Per questo, per l''affetto che porto verso l'Universo Alfa e verso i suoi creatori e per il fatto che è una trilogia, credo proprio darò un'altra possibilità a questa run.

Unico problema: USCITA SEMESTRALE. 
Uff...


Soggetto e sceneggiatura: Bepi Vigna
Disegni: Germano Bonazzi
Copertina: Max Bertolini

Prezzo: 5,30 €

mercoledì 26 giugno 2013

Recensione: L'uomo d'acciaio



(ATTENZIONE SPOILER)


"Qui lo dico: il prossimo Superman sarà un gran film"
- Io dopo aver visto il trailer di ogni film di Superman

"Era uno scherzo, vero? Quando inizia il film?"
- Chiunque durante i titoli di coda de L'uomo d'acciaio

"Svegliate Walter e andiamo"
- Io alla comparsa dei titoli di coda de L'uomo d'acciaio



Con Walter ci siamo fatti una promessa: L'uomo d'acciaio si va a vedere insieme. Per la prima volta nella storia dell'umana stirpe, riusciamo a mantenere una promessa del genere. Riunita la banda, e dopo aver trovato il miglior soprannome mai inventato per Michele (che da adesso sarà il Mangusta), sborsiamo 10 euro per il film in 3D. La settimana era stata piena di critiche e recensioni negative, provenienti da amici, conoscenti e comunità web, quindi le aspettative erano molto basse. Un po' dispiaciuto, in quanto anni fa avevo predetto un futuro luminoso per questo film, volevo comunque vedere la cosa con i miei occhi...


Partiamo su Krypton, pianeta natale del futuro Superman, dove il gladiatore un Russel Crowe (Jor-El, padre naturale di Supes) in stile super scienziato chiede l'evacuazione del pianeta morente. Minuto 3 e già cominciano le vaccate. Nonostante sia indubbio che il pianeta sia spacciato, e nonostante ci sia la tecnologia per farlo, per i Saggi del pianeta un'evacuazione non è possibile perché... patata. Questa è più o meno la giustificazione che danno. A quel punto (l'unico essere con un minimo di senso pratico nel film) il Generale Zodd entra in scena. Con "ben" dieci ufficiali, riesce a dare il via a una guerra civile per rubare la tecnologia per far rinascere Krypton su un altro pianeta... ma una volta che l'esercito si accorge che sono solo dieci, poco ci vuole a sedare la rivolta. Peccato che Joe-El sia già morto nel frattempo e il piccolo Kal-El sia partito per la Terra per crescere libero (attenzione eh, ché questo pezzo è importante!).
I potenti Saggi a questo punto decidono di dare il meglio di loro stessi. Seguite il loro ragionamento (1+2=3): 
1 - abbiamo dieci persone che hanno compiuto un massacro, uno dei peggiori crimini sul pianeta, e vanno puniti;
2 - il pianeta sta per esplodere e noi che siamo furbi rimaniamo sulla sua superficie;
3 - mandiamo i criminali in una zona franca al di là del nostro pianeta!

Il dialogo tra sceneggiatori deve essere stato all'incirca così:

"... e poi li mandano nella Zona Fantasma, la dimensione-prigione"

"Ma così non saranno su Krypton quando esploderà e saranno gli unici Kryptoniani a sopravvivere!"

"Embé, che c'è di male? La vita è importante, non hanno la pena di morte loro, sono un popolo civile e avanzato"

"Ma Zodd ha appena fatto un genocidio e ha promesso vendetta!"

"Oh, senti te, novellino! Statti zitto o ti becchi una sberla!"

Stacco del film. O forse sono solo io che son svenuto in sala.

Mi risveglio e siamo sulla Terra. Qui inizia una parte godibile. Tra un flashback del piccolo Clark e un'azione eroica dell'adulto Clark (interpretato dal muscolosissimo Henry Cavill), abbiamo un buon prologo. Non mi dilungherò. Ho un sacco di cose negative ancora da descrivere, non posso perder tempo con l'unica cosa buona del film.

Il film parte veramente quando Clark, unendosi a una missione militare sotto mentite spoglie (sì, sì, lo so, non ha senso), trova una nave da ricognizione lasciata dalla sua gente millenni prima al Polo. Ci viene anche presentata la co-protagonista più inutile di tutti i tempi: Lois Lane. Tralasciando il fatto che forse è lei l'aliena, riuscendo a sopravvivere a una nottata da svariati gradi sotto zero con solo un giubbottino addosso, da qui in poi comincerà ad apparire in OGNI - DANNATA - SCENA senza un vero motivo. 

Anche loro se lo chiedono: chi ce l'ha fatto fare?

In questa astronave abbiamo una scena che tutti i fan aspettano sempre, in ogni trasposizione che si rispetti del nostro uomo con la S sul petto: Clark parla con una proiezione di Jor-El, da ora in poi padre e mentore. Henry Cavill qui ci dimostra la sua dote di attore imparata in anni e anni alla scuola Reeves-Cage. Il commento più bello è venuto fuori da Gabriele, fratello del Mangusta: Cavill ha l'espressività di un cuscino. Standing ovation.
una classica espressione di stupore di Nicolas Cage
Nel riassunto della storia della loro civiltà, Jor-El, usa un'abilissima trasposizione del teatrino delle marionette e rivela a Kal che il suo futuro è libero. Insieme a l'attrice cagna sua madre lo ha salvato dalla distruzione del pianeta, così che potesse vivere seguendo i suoi desideri e le sue aspirazioni. Insomma Dio e il libero arbitrio. E ci sta tutto. Il parallelismo è sempre stato evidente in tutta la saga di Superman, non si è mai nascosto. Però non mi puoi fare venti minuti di monologo sull'importanza del libero arbitrio e poi dirmi DEVI guidare l'umanità. DEVI far loro d'esempio. 
Questo mi ha dato molto fastidio. E' ovvio che Superman, sia se viene rappresentata una sua crescita personale sia se viene presentato già maturo, sceglierà il bene ma almeno dategliela la possibilità di farla questa scelta!!!
In tutto il film manca la componente morale di Superman. Questo film potrebbe essere tranquillamente un film qualsiasi su un tipo qualsiasi con dei superpoteri. 

Raggiungiamo il climax con la morte di Jonathan Kent, padre adottivo di Clark. Sempre i due sceneggiatori di prima:

"... e Jonathan va a salvare il cane al centro di un uragano"

"Un cane?"

"Sì, sì. L'eroico solo-un-uomo che sfida gli elementi per salvare i membri della sua famiglia"

"Vabbè, poi?

"Poi rimane incastrato e si rompe un piede, quindi non riesce a tornare al rifugio"

"Per rifugio intendi quei due sassi?"

"Sì, sì. E pur di difendere l'identità di Clark, si lascia morire sotto gli occhi suoi e della moglie. Geniale, no? Una scena piena di pathos!"

"Io me ne vado..."


Messe le basi per fare un film con Superman senza Superman, c'è un Cavill veramente appropriato in costume ma manca una trama.

Il secondo tempo si può riassumere in: BOOM, SBAAM, CRASH! 
E Lois Lane ovunque. Ovunque.
E uno Zodd che ha il tatto e l'intelligenza di... non so, uno schiacciasassi?

Dopo all'incirca dieci combattimenti tutti uguali, farciti di dialoghi senza senso e comparsate di Russel Crowe inutili: Gran Finale...

SUPER SPOILER. SUPER SPOILER. SUPER SPOILER. E CI METTO ANCHE UN'IMMAGINONA IN MEZZO.











Superman Uccide Volontariamente Zodd.

Finiamola qui.

Voto: 3... e mi piange il cuore.



  

venerdì 3 maggio 2013

Gregorio



Gregorio era un persona gentile. Era un uomo minuto, molto magro e con una gran zazzera di capelli in testa. Aveva occhiali con una montatura leggera appoggiati sul naso e gli piaceva sistemarseli spingendoli indietro con un dito, come aveva visto fare ad un attore a teatro. Gregorio era una persona tranquilla. A lavoro nessuno si era mai lamentato di lui, anche se era un periodo di crisi e gli animi si scaldavano facilmente. Sfoderava un gran sorriso o scuoteva piano la testa, cosa che a volte faceva arrabbiare ancor di più chi gli stava davanti.
Gregorio a casa aveva una famiglia. La moglie di Gregorio da ragazza era stata così allegra da spingerlo in avventure sempre costanti. Con lei non si annoiava mai. Per questo Gregorio l'aveva sposata. Dopo il matrimonio lei aveva preso 25 chili e perso la sua giovialità. Urlava contro il marito per un qualsiasi nonnulla. E i piatti nel lavello, e le ferie con la madre di lei, e la scuola del piccolo. Ma Gregorio era un persona tranquilla e si lasciava scivolare tutte le grida, come se spolverando i vecchi jeans togliesse non solo la povere ma anche tutte le cattiverie.
Gregorio aveva un figlio. Da otto anni girava un nanetto urlante per casa. Gregorio si sentiva un po' a disagio, perché riteneva fosse colpa sua se la naturale mitezza che si portava dietro non fosse passata al figlio. La madre, leonessa con un unico cucciolo, assecondava il bambino in tutte le sue attività. Anche in quelle meno ortodosse, quali infastidire le rane nel corso che correva dietro casa loro. "Curiosità" la chiamava lei. E soprassedeva su tutte le lamentele da parte degli altri genitori che definivano il loro unico figlioletto un teppistello. "Esuberanza giovanile" la chiamava lei. Gregorio era una persona gentile e andava sempre alle riunioni di classe per sentirsi puntualmente rimbrottare da genitori e insegnanti. Vecchie decadenti che attentavano alle sue povere orecchie.
Gregorio ogni mattina saliva tranquillamente sulla sua Clio e accompagnava la moglie a lavoro e il figlioletto a scuola. Ogni giorno. In mezzo al traffico. Dieci km per arrivare allo studio della moglie, fermarsi, altri due km per lasciare il figlio nel cortile della scuola, ripartire, altri tre km per l'ufficio. In mezzo alle urla della moglie per cose come l'acquisto di un lettore dvd di cui non si sentiva davvero bisogno. O tra i bang, crash, zump lanciati a diecimila decibel da un figlio in versione poliziotto spaziale. Quindici km in totale e un'ora e mezza di tempo. E al ritorno la stessa cosa. Tre km per arrivare dal gruppo di zainetti impazziti, due km per far salire la moglie e dieci km fino a casa. E un'ora e mezza di tempo. Ma a Gregorio non importava.
Quel giorno erano arrivati al tredicesimo km. Un motorino tagliò la strada alla piccola Clio di Gregorio, sbattendole contro e andando a finire per terra. La moglie di Gregorio gli urlò nelle orecchie, approfittando del fatto per rimarcare quella che per lei era la disattenzione di lui in qualunque cosa facesse. Il figlio, seduto sul sedile posteriore, cominciò a ridere in tono acuto e maniacale.
" A deficiente! Ma gli occhiali ce l'hai pe' sport?" apostrofò il giovane con il casco.
Molto tranquillamente Gregorio girò la chiave, spegnendo il motore. Aprì la sua portiera e quella dove stava seduto suo figlio, vestito per una festa in maschera da giocatore dei New York Yankees, la famosa squadra americana di baseball. Con fare gentile gli sfilò dalle piccole mani la mazza da baseball e sempre molto gentilmente colpì il ragazzo a terra sulle mani. La prima volta. La seconda mazzata andò a spaccare il casco, dimostrando quanto fosse importante comprare sempre prodotti omologati. La terza, macchiò di rosso e di brandelli di capelli il legno lucido. Con fare molto tranquillo posò la mazza sporca tra le braccia del figlio, chiuse la portiera e riavviò il motore. Con un dito spinse indietro gli occhiali che erano finiti sulla punta del naso.
E finalmente, Gregorio, poté godersi un po' di silenzio.

mercoledì 24 aprile 2013

Corvino Parte II



Lo scudo riflette gli ultimi raggi ramati del giorno. Mani lorde di sangue stringono con ferocia il bordo affilato sopra le spalle. Mattoni, sabbia e colonne. Muscoli, sangue e ossa. L'intera Arena sembra trattenere il fiato. In questo momento gli occhi degli Dei e degli uomini sono su di me. Adrenalina lungo i polsi, le braccia, la schiena. Sangue chiama sangue. L'arco mortale e poi il colpo. Il bronzo si piega sotto la forza dell'urto. Un suono limpido e metallico e l'uomo che chiamano Ebano giace a terra. Il collo piegato in una posa innaturale, come un ramo secco colpito dal fulmine. Lupi ululanti, gridano alla Luna la follia del gesto. La folla è in delirio. La Madre non ha reclamato la mia anima nemmeno questa volta. Scavalco il cadavere del mio avversario, ma non del mio nemico, mentre lacrime bollenti scorrono fino a terra.

"Arena, accetta il mio dono. Guida la mia lama. Sostieni il mio scudo. Rendi la mia anima immortale e da te, madre, ritornerò. Sangue chiama sangue."

Preghiere nel vento. Sollevo lo scudo ammaccato sopra la mia testa. Un gesto di sfida agli uomini sui palanchini, uomini ammantati di stoffe e dalle caraffe piene di liquido speziato. Agnelli ciechi travestiti da lupi vedono nel mio gesto solo un atto di sottomissione. Ma io in questo momento non sono sottomesso. In questo momento sono Figlio e Marito della Dea Arena, e nessuno, in cielo, in terra o nei mari è più in alto di me. Il sudore penetra nelle ferite ai fianchi lanciando fitte fino ai talloni. Solo ora mi accorgo di avere un pugnale conficcato nella coscia. Cedono le gambe, la notte stende un velo davanti ai miei occhi.

"Madre, sto tornando da te?"

"No, figlio mio."

"Son infine libero?"

"La libertà va conquistata"

"Sono tanto stanco..."

"Lo so, figlio mio. Ma non è ancora giunto il momento di riposarsi."

"Sono troppo stanco..."

 "Presto. Ma non ora. Ora va' e rendimi fiera."

La luce di una candela tremolante. Un occhio è troppo pesante. Mattoni rossi. Rumore di acqua e sangue. Una pezza bagnata sulla fronte e un limone in bocca. Il mio corpo è scosso da spasmi. Qualcosa mi tiene bloccato su un tavolo d'assi. Cinghie.

"Hai la febbre altissima" 
Uomo...

"Le ferite sono molte ma non così gravi. Credo l'ultimo coltello fosse avvelenato"
Chirurgo...
"Corvino... Se muori qui la mia anima avvelenerà la tua coppa al banchetto degli Inferi!"
Galeno!

Tizzone ardente, la gamba pulsa. Il medicus la stecca rapidamente. Il piano non può subire ritardi. Mi alzo. La stanza ruota. Sangue e bile risalgono in gola. Non c'è tempo. Galeno diventa il bastone della mia vecchiaia. Ah, crudele ironia. Vecchie ossa e una mente affilata ma nessuna possibilità di fuggire. Il carro ci aspetta. Facce buie, drappi neri, umore ancor più scuro.

"Ti porteranno al porto. Una volta lì dovrai andare al Tempio. Loro sapranno cosa fare."

Una pacca sulla spalla. L'ultimo congedo. Mi dona un sacchetto. Erbe per il dolore. Guardo per un'ultima volta il vecchio. I suoi capelli luccicano nivei sotto la luce della luna. Troppe volte mi ha donato la vita. Mentre il carro si avvia sulla strada deserta, prima che la città si risvegli, porto una mano al petto verso il vecchio. Alza debolmente una mano poi solo un cappuccio nero tra le mura granitiche e immortali.

"Addio, padre"

Scivolo nel buio del dolore e delle erbe, con una spada nella mano.




domenica 21 aprile 2013

Superman - Terra Uno (vol. 1)



In preda al furore scatenato dalla lettura di Superman: Red Son, con la ferma decisione di un cane idrofobo, volevo andare a recuperare quegli albi che, da troppo tempo, guardavo con diffidenza. Dopo diversi sedativi, l'occhio (ma soprattutto il portafogli) è caduto su Superman - Terra Uno (vol. 1). Fin dall'uscita delle prime tavole e dei primi studi dei personaggi anni fa (nel 2010 mi pare), il mio animo nerd ha cominciato a fremere. Soprattutto quando spoilerarono immagini del genere...



Quando ho saputo che J. Michael Straczynski (o Stracchino, come è conosciuto nella comunità e nei forum degli addetti ai lavori) avrebbe scritto Superman, son letteralmente balzato giù dalla sedia... solo per poi scoprire che era rotta una rotella, ma questa è un'altra storia. Perché, vi chiederete voi? Perché, si chiede la signora della finestra accanto che mi vede ballare nudo dopo la doccia? Vi rispondo io mentre abbasso le tapparelle. Perché ero appena uscito dalla lettura di Rising Stars e da un mondo supereroistico davvero (finalmente!) originale. Quindi le mie speranze erano tutte riposte in una rivisitazione con i contromaroni (come si dice ad Oxford).
Un Superman più al passo coi tempi, giovane, oscuro e (lo so, è un in parte una contraddizione) umano? Magari. Un nuovo reboot? Quasi. Diciamo che l'universo Ultimate della Marvel ha fatto scuola e la DC è voluta salire anche lei sul carro dei vincitori. 


L'albo comincia bene, con un Clark fresco fresco di college che si trasferisce a Metropolis per cercare una sua identità nel mondo. Mentre capisce di poter fare qualsiasi lavoro, dal giocatore di football allo scienziato, interviene una ben scritta Martha Kent che ho apprezzato particolarmente perché gli parla come una vera madre farebbe. Tutto l'albo è permeato di questa sofferenza per una scelta che vede da un lato la solitudine e l'infelicità personale per una vita da passare al servizio degli altri, dall'altro la consapevolezza di non star facendo abbastanza ma vivere la propria vita, libero di fare qualunque cosa.
In questo Stracchino è un mago, soprattutto con dei buoni dialoghi pregni di sentimento vero, ma non tira fuori quella vena di originalità che ci si aspetterebbe da lui. Costretto dai dogmi di un personaggio che ha compiuto da poco 75 anni, avrei voluto osasse di più. Ciò che rende notevole il personaggio, questa sua particolare sensibilità, è forse il punto debole della storia. Vengono usate troppe pagine per analizzare questa sua sensibilità, rendendo la lettura un po' noiosa verso la metà dell'albo. Son 70 anni che vediamo un Clark trentenne lottare per trattenersi, mi sarebbe piaciuto si fosse sfruttata l'occasione per ribaltare qualche equilibrio del personaggio. Peccato. Stracchino si scontra anche con le solite problematiche date dalla mancanza di elementi per celare l'identità segreta di Superman, e che sono uno dei più grandi dilemmi che accompagnano il personaggio.
Ci son trovate carine invece quando inizia la vera e propria azione nel fumetto. Una minaccia proveniente dal passato (erano anni che volevo scrivere questa frase!) di Clark rischia di distruggere il Pianeta e costringe Superman a fare una scelta. 
Ai disegni Shane Davis, a cui va un applauso. Tavole davvero coinvolgenti. A sorpresa proprio Superman in divisa non mi ha convinto troppo. Al contrario il nemico graficamente è veramente fico (ricorda Lobo e per chi mi conosce sa quanto apprezzi la cosa) e in più ti lascia con quel senso di complotto intergalattico ancora da svelare che mi farà acquistare sicuramente il secondo volume. Sciapa e un po' inconsistente Lois Lane, mentre un grande pregio dell'albo sono Perry White e Jimmy Olsen, personaggi ben strutturati. Vi lascio così:

"Mio padre diceva che tutti hanno qualcosa nella propria vita, qualcosa per cui c'è la tua vita prima di quella cosa, e la tua vita dopo. Quel qualcosa può essere sposarsi, avere un figlio, perdere un genitore, avere un cancro, trovare l'amore... Questa è stata una cosa del genere su scala mondiale, Jim. Credo che nessuno là fuori capisca davvero cosa significhi questa cosa. Il mondo è appena cambiato, profondamente e irrevocabilmente"
- Lois Lane



Continua...

venerdì 19 aprile 2013

E poi...

Al trash non c'è mai fine

E poi ci son notti in cui vai a dormire e sei sicuro non ti sveglierai più.
E poi ci son giorni che ti svegli e pensi di essere in un'altra casa.
E poi ci son mattine che guardi il frigo vuoto e ti viene da piangere.
E poi ci son pomeriggi che sai che quell'amicizia durerà per sempre.
E poi ci son sere che quella cena non la digerisci proprio.
E poi ci son persone con cui è inutile stare a insistere.
E poi ci son telefonate che: "sì, tra cinque minuti".
E poi ci son canzoni che sembrano parlare di te e per te.
E poi ci son frasi che rimangono bloccate in fondo alla gola.
E poi ci son parole che vengono dette troppo in fretta.
E poi c'è Cristina D'Avena che canta con i Gem Boy.
E poi c'è un foglio bianco che ti sfotte.
E poi ci sono le ultime lettere delle frasi sopra che unite formano la parola "Cosplay".
E poi stavo scherzando.
E poi la scelta è sempre tra lavorare per vivere o vivere per lavorare.
E poi ci son queste dannate carte che non si vogliono proprio accoppiare.
E poi ci son ceste dei panni sporchi piene.
E poi ci son facce che non ricordi.
E poi ci son foto talmente trash che non puoi non metterle nel blog.
E poi ci sono i Simpson che cambiano doppiatori.
E poi ci sono giorni in cui scopri parole nuove.
E poi ci son compleanni improvvisati.
E poi è sempre meglio di come te lo eri immaginato.
E poi è sempre uno scegliere il male minore.
E poi c'è gente che se ne va in Australia.
E poi non è solo gente ma qualcuno a cui tieni tanto.
E poi ci son serate che non sei troppo grande per i Lego.
E poi ti accorgi che hai fatto una lista di "E poi...".
E poi devi andare che è tardi...



mercoledì 17 aprile 2013

Corvino Parte I



Il corridoio è buio e umido. Fuori il sole non perdona: cuoce le pietre, brucia la pelle, tramuta in acqua il senno. Qui sotto non c'è posto per tutto questo. Il fiato si condensa in nuvole bianche davanti alla mia bocca. Attendo al mio posto. L'odore di muffa mi riempie le narici mentre le mura tremano, rilasciando nell'aria piccole gocce di condensa. Granelli di polvere scivolano tra le fessure dei mattoni. La cicatrice spessa e dura sulla mia guancia prude e pulsa. Un buon segno. Sangue chiama sangue. Stringo la spada saggiandone il peso e recito una preghiera alla Dea dell'Arena. La litania sgorga dalle mie labbra quasi senza accorgermene.

"Arena, accetta il mio dono. Guida la mia lama. Sostieni il mio scudo. Rendi la mia anima immortale e da te, madre, ritornerò. Sangue chiama sangue."

Uno dei due soldati, quello grasso, apre la porta in un tripudio di cigolii mentre l'altro batte il pugno sul petto nella mia direzione. Sa che mi aspetta solo la morte ma i suoi occhi dicono molto di più. Sa che chi vive nell'Arena non muore mai. Il vento, fuoco e fiamme in un mondo di ghiaccio, sferza la mia pelle nuda. Ruggito di mille leoni, la folla mi chiama. Dal limitare della zona d'ombra osservo, attendo al mio posto. Il corpo decapitato di Grutos giace riverso al centro dell'Arena mentre il Gigante sogghigna a braccia alzate verso la folla. Tra i suoi piedi una grossa ascia resta muta e immobile nella sabbia. Quando mi vede, sputa un grumo di sangue a terra. L'araldo urla sopra la folla accaldata.

"Gigante! La gloria è tua! Vai a riposarti e che si dia inizio a un altro scontro!"


Solo mentre il Gigante si allontana vedo che il mio sfidante è già arrivato. In ginocchio, nella zona d'ombra al di là dell'Arena, sta sussurrando qualcosa, forse una preghiera a uno dei suoi Dei dalla faccia di animale. Il sudore scivola sulla sua sua pelle scura come il carbone, facendo risaltare i potenti fasci di muscoli. Ebano lo chiamano. Forte come un orso e letale come un pantera dicono.
Urla l'araldo sopra il frastuono.

"Brava gente di Lypolis! Eccoci all'incontro più atteso di questi Giochi! Di fronte a voi i due gladiatori più letali dell'intero mondo! Pronti ad entrare, solo uno uscirà da questa Arena sulle sue gambe! Ecco a voi, Ebano! Ha abbattuto più di cento nemici nella sua carriera, fossero essi uomini o bestie feroci. Le due spade sono le zanne dell'uomo che viene chiamato la Pantera. Tenete le vostre donne in casa contro quest'uomo proveniente dalla fine del mondo. Si dice possa soddisfare un'intero bordello di navigate professioniste nella stessa sera. Ahr ahr ahr! Dall'altra parte, Corvino! Veloce come serpente corallino e altrettanto letale. La sua spada ha bevuto il sangue di Thorgar il Titano e di Lunar Mandimartello. Ha strangolato con le sue mani il fratello ed ora è qui nell'ultimo girone degli Inferi. Il sangue di chi bagnerà quest'oggi la sacra sabbia della nostra Arana? Scopriamolo! Si facciano avanti gli sfidanti!

Abbasso la celata dell'elmo e avanzo nella sabbia macchiata di sangue. Lo sento nelle orecchie. Sangue chiama sangue. Sarà un buon giorno per morire.








Questa è la prima parte di un background di un personaggio per un'avventura di un gioco di ruolo, ambientata in un mondo simile all'Antica Roma.

lunedì 15 aprile 2013

Recensione: Underworld Awakening - il Risveglio



ATTENZIONE SPOILER

"Underworld? Sì, l'ho visto. L'unico film con protagonista un sedere"
- Chiunque sulla saga di Underworld

"Che recitazione! Che trama! Che caratterizzazione dei personaggi!"
- Walter* su Underworld

"..."
- Chiunque
perso nei riflessi dei pantaloni della protagonista


E' tardi a casa Testagrossa ma il ritorno del figliol prodigo, Marco Orecchienormi, ci spinge a festeggiare, mangiando come non ci fosse un domani e vedendo un film. Nel database da tempo ci aspettava l'ultimo capitolo di Underworld, il quarto della serie. Il primo film, uscito ormai la bellezza di dieci anni fa, ci proponeva la buona vecchia guerra Vampiri contro Licantropi, un mondo "normale" ignaro della sua situazione e anche un pizzico di intrigo. Il tutto fasciato da un paio di pantaloni di pelle attillati. Ah, no. Quello è il sedere di Kate Beckinsale. Comunque il primo film non è affatto male.

Visto il successo, tre anni dopo cercano di replicare, creando un mix con gli stessi ingredienti (sedere della Beckinsale, botte, sedere della Beckinsale e così via). Il risultato non è buono come il primo ma è comunque un film che si lascia guardare, nonostante si ricada nel problema dei personaggi overpowered (problema che affligge la maggior parte dei film del genere, vedi Blade).
Primo piano dei due protagonisti
Passano altri tre anni, in stile Star Wars, ed esce un prequel, a detta di molte delle mie personalità abbastanza inutile. Non si sentiva affatto il bisogno di questo film anche perché tutti i punti oscuri erano già stati rivelati nel corso del primo film. Ma il vero motivo per cui non è andato bene, era una sorta di mancanza di alchimia, di alcuni particolari, come se non venissero rispettate le regole base dei precedenti film. Ah, ecco. Non c'è il sedere della Beckinsale. Uno sgarbo bello e buono fatto a tutti gli amanti della... saga.

Arriviamo così al quarto capitolo. L'inizio, anche se un po' già visto, ti coinvolge presentando uno scenario in cui Vampiri e Licantropi sono stati scoperti dagli umani. Le epidemie (vampirismo e licantropia son presentati com virus) dilagano e costringono i governi ad indire la legge marziale.
Stacchiamo e 12 anni dopo scopriamo che Selene (il viso che dà voce al sedere della Beckinsale) è stata catturata, ibernata e sottoposta ad esperimenti. Già da qui cominciamo con le scene senza senso, utili solo a far capire a lei che siamo nel futuro e a noi che... niente, che forse era meglio scegliere un altro film. Si susseguono quindi delle presentazioni di personaggi di cui non si sentiva proprio il bisogno, alternate a scene di combattimento completamente prive di pathos. La scena più bella è quella dell'inseguimento da parte dei Licantropi mentre loro sono in macchina. Avete mai notato come nonostante bestie enormi e mostruose saltino da una macchina all'altra, distruggendo tutto, gli autisti intorno continuino a guidare come niente fosse e le persone sui marciapiedi facciano finta che non stia succedendo niente?

Ci svegliamo dal coma indotto e ci troviamo davanti una relazione madre/figlia che ha la potenza emotiva di uno spaventapasseri affetto dal morbo di Unghelons, quella malattia che porta il soggetto a fare un faccia da deficiente qualsiasi siano le notizie che arrivano alle sue orecchie. Ad un tratto la svolta. Il film raggiunge un picco di assoluta perfezione in questo momento...


 ... momento in cui in sala c'è una standing ovation!!!
Con un'incredibile colpo di scena il film non si chiude, mettendoci davanti alla minaccia di un ulteriore sequel.

Ma il film non è solo un insieme di idee carine sviluppate male, devo spezzare un lancia a favore degli effetti speciali che forse (beh, son passati dieci anni effettivamente) sono i migliori dell'intera saga. I nuovi Licantropi in CGI sono meglio dei pupazzoni dei film precedenti.
Che dire?

Voto 4 solo perché Kate ci regala comunque scene che rimarranno nel nostro immaginario.

Momento da infarto in Underworld 2



*Ancora? E vatti a leggere la recensione di Giòn Carte' !!!

domenica 14 aprile 2013

Superman: Red Son



Ok ok, lo ammetto. Superman: Red Son è un figata. Ci sono arrivato tardi. Direi dieci anni dopo.

Io d'abitudine mi muovo con lentezza. Non sono uno di quelli che si fionda in fumetteria, e fare file chilometriche, per accaparrarmi prima del mio vicino un albo, non è nelle mie corde. Nemmeno quando deve uscire un titolo che stuzzica molto la mia fantasia. Mi dico sempre (perché sì, parlo da solo): "lo recupererò" o "lo comprerò su internet". Ovviamente non c'è nulla di più sbagliato.
"Lo recupererò" di solito può portare a due conseguenze. L'albo sparisce dalla faccia della Terra. Chi è stato abbastanza scaltro da acquistarlo subito, lo tiene in una nicchia apposita a casa e ogni sera sacrifica vergini in suo onore. Otterrei più facilmente il permesso dal Papa di sputare nella sua tiara, piuttosto che quello di poter sfogliare l'albo. E glielo ho chiesto al Papa eh. La seconda opzione è invece quella di ritrovarmelo davanti in ogni fumetteria, edicola, salumeria e/o ferramenta. Insomma nessuno se lo è voluto comprare... e di solito non è proprio indice di qualità! La conferma di solito arriva quando con dieci bustine di dash te lo regalano.
"Lo comprerò su internet" è strettamente collegato al primo punto. Se è introvabile in fumetteria io ogni volta (ogni dannatissima volta) mi illudo di poterlo trovare su internet. Al grido di: "Questa è la volta buona!" (perché sì, oltre a parlare da solo urlo anche) passo mezza nottata a digitare caratteri sul web. Dopo che mezzo universo ha capito che mi venderei reni e renne, raggiungo l'illuminazione. Il prezzo medio dell'albo raggiunge cifre che seguono la legge di Fruzzolone: il numero di euro che serve, è direttamente proporzionale al numero di annunci che leggi e inversamente proporzionale al tempo che passi a lavare i piatti nella settimana. Per farla breve, non c'è speranza a meno che tu sia il sultano del Brunei (o Roberto, il mio amico lavapiatti al ristorante al centro, ma questa è un'altra storia).

Il tocco di classe: la copertina futurista

Ma passiamo al vero e proprio Superman.
Intanto dico: "Grazie RW Lion". Perché me lo hai ristampato, dandomi modo di non ripetere l'errore fatto dieci anni fa. 
E' il 1995 quando Millar si pone una semplice domanda: e se l'astronave di Superman avesse sbagliato mira e fosse finita nel blocco sovietico?
Ci mette (anche lui!) quasi dieci anni a rendere questa semplice domanda una storia con un capo e una coda, e visto il risultato direi che era il tempo giusto.
Io personalmente adoro i "What if" e gli "Elseworlds", tutte quelle serie che sradicano i personaggi classici dalle loro fondamenta e fanno vivere loro avventure in tempi e luoghi diversi, molto più delle serie regolari che, dopo un po', stufano anche.
Superman: Red Son ne è l'esempio lampante. 
Il buon vecchio Superman mantiene le caratteristiche che lo contraddistinguono da sempre: una forza di volontà fuori dal comune, l'ideale della pace a ogni costo, super poteri classici (al limite della Golden Age). Solo che non sono al servizio dello Zio Sam, ma piuttosto della visione comunista portata avanti da Stalin. 
Supes prenderà proprio il posto di quest'ultimo e renderà il mondo un immenso blocco simil-sovietico, a cui si oppongono ovviamente i soli Stati Uniti, capeggiati da Lex Luthor (tra i migliori letti finora). Con l'aiuto di personaggi classici della mitologia dell'universo DC rivisitati (come un Batman terrorista, che ho apprezzato particolarmente), Millar (alla penna) e Dave Johnson/Kilian Plunkett (ai disegni), ci fanno vivere forze e debolezze di due fazioni che hanno fatto della Guerra Fredda il loro stile di vita.
Vorrei dire tante cose su questo albo e sulla sua storia, ma son sicuro che finirei per rivelare passaggi che colpiscono particolarmente se letti per la prima volta.

Consigliatissimo. 


P.S. Non fate come me! Correte in fumetteria (perché io non ve lo presto, mi mancano ancora tre vergini da sacrificare!)