sabato 29 gennaio 2011

Sabbia


Il vento spazza la sabbia sputandomi in faccia i granelli sferzanti. In città è giorno di fiera e le strade sono gremite di gente, bestie e merci. Profumi di spezie e cibi cotti sulle grate roventi si alternano alle folate di vento cariche di sabbia.
Mi dirigo alla Piazza del Porto, sede del palco delle aste, dove i ricchi mercanti vendono le loro merci: mandrie intere di pregiato bestiame, navi appena varate, schiavi...
In fondo sono fortunato. Meglio essere un trovatello che uno schiavo. E poi non mi va così male. Con Baker e Sim riusciamo a procurarci quel che ci serve, rubacchiando qua e là, e ogni tanto ci dà una mano la gente del quartiere: un avanzo dal macellaio dell'angolo, un po' di legna dal carbonaio Mert, anche se bagnata, il permesso di dormire nel magazzino dell'armatore. E noi in cambio facciamo loro qualche lavoretto, qualcuno pulito, qualcuno un po' meno. Così va la vita.
Mentre son perso nei miei pensieri mi ritrovo in piazza. Il banditore, un uomo ben pasciuto e dall'abbigliamento sfarzoso, sta mostrando i muscoli di uno schiavo dalla pelle scura e dalla lunga barba. La folla lancia grida di compiacimento rispondendo agli stimoli del banditore che, con maturata esperienza, sa come pilotare il gradimento della gente. Su di un palchetto laterale e in prima fila i possibili acquirenti osservano le merci, facendo di tanto in tanto impercettibili cenni captati unicamente dal banditore.
Osservo meglio la piazza alla ricerca di un obiettivo.
Vicino a palchetto una donna robusta e paffuta sfoggia pesanti gioielli, in netto contrasto con l'abbigliamento quasi inesistente. Bersaglio facile se non fosse per la massiccia guardia del corpo accanto a lei.
Faccio vagare lo sguardo.
Due uomini con pesanti sacchetti legati alla vita si dirigono verso una nave al limite del molo. Le lame al loro fianco e il modo in cui si muovono mi fanno capire che non sono nobili dalle mani lisce, ma soldati abituati alla guerra. Troppo rischioso, scartati.
Velocemente mi infilo in un piccolo bazaar a due piani. Con un cenno saluto Malik, il proprietario, e mi dirigo al piano superiore, arrivando alla finestra che dà sulla piazza. Mi prendo tutto il tempo necessario. La fiera durerà tutta la giornata per concludersi oltre il tramonto quando, sotto la luce delle torce piene di prezioso olio di bandur, le navi salperanno e i mercanti torneranno alle loro case. La giornata comincia a farsi calda, la sabbia comincia a mischiarsi al sudore. Le dame impugnano i loro ventagli tentando di placare l'arsura, invano. Servi seminudi porgono bacili di acqua fresca e panni puliti agli occupanti del palco. Dalla mia posizione vedo tra la folla un fiore nel deserto. Una figura si muove tra la calca come acqua tra le fessure nella roccia. Sembra scivolare senza mai urtare nessuno e senza mai fermarsi. Un turbante bianco le ricopre il volto, nascondendone i lineamenti. Vedo quell'uomo passare accanto ai due militari che avevo puntato precedentemente e vedo svanire le loro sacche senza che loro si accorgano di nulla. Vedo la donna vicino al palco venire alleggerita dal peso dei suoi gioielli senza batter ciglio.
Vedo tutto questo e mi accorgo di essere rimasto a bocca aperta. Senza nemmeno pensarci mi metto a correre per raggiungere quello che senza dubbio è il miglior ladro che abbia mai visto in azione. Quando sono a pochi metri da lui, mi nota. Non saprei dire come, non mi guarda nemmeno, ma so che si è accorto di me. Si dirige verso il limitare della piazza sempre con il suo passo da acqua-tra-le-rocce mentre io mi ritrovo a dovermi fare largo a spintoni. Mi sta distanziando. Più mi affretto e più mi sento bloccato, schiacciato tra i corpi della folla festante. Il caldo e la situazione mi fanno montare la rabbia. Colpisco con un calcio dietro al ginocchio di un vecchietto di fronte a me, facendolo cadere a terra con il sacco che porta in spalla. Saltandolo guadagno un po' di metri tra le imprecazioni del vecchio e di quelli a cui è franato addosso. Vedo sopra la folla il suo turbante bianco. Mi affretto spingendo ancor di più. Una ventata di aria fresca mi fa capire di essere fuori dalla calca. Mi guardo intorno alla ricerca di un suo segno, la sua andatura, il suo copricapo. Niente. L'ho perso. Mentre mi dirigo sconsolato verso il buco che chiamo casa con la testa piena di interrogativi, sento dietro di me la voce di una donna che grida al furto...


TO BE CONTINUED...

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