lunedì 17 dicembre 2012

L'incarico di pesce

Quando fai questo lavoro sai che non sono tutte rose e fiori. Una delle parti più noiose riguarda l'appostamento. Non è mai come nei film. Tu e il tuo partner, fuori da un ristorante aspettando che succeda qualcosa. Magari sgranocchiando snack di ogni forma e colore e ingurgitando silos di caffè. Nella realtà un appostamento può durare ore, giorni, settimane.

Io e Jimbo siamo arrivati da un paio di minuti quando vediamo entrare nel ristorante Jackie Jo John, o come lo chiamano da queste parti Gaetano. Ha un voluminoso pacco in mano. Jimbo mi dà un colpo di gomito, facendomi rovesciare tutto il caffè sulla camicia. Mi asciugo rapidamente con la sua cravatta ed entriamo anche noi.

Il segreto di ogni buon pedinamento è un mix di discrezione e sobrietà, così da fondersi nell'ambiente circostante. All'entrata un gentile receptionist ci fa notare che le parrucche multicolori non son nel dress code del ristorante. Jimbo è indignato ma facciamo dietrofront. Dopo un rapido cambio d'abito ci ripresentiamo sotto diverse spoglie. Lo stesso gentile receptionist ci fa notare che i baffoni multicolori non sono nel dress code del ristorante. Son costretto a trattenere Jimbo prima che faccia una delle sue sfuriate. Andiamo e torniamo. Questa volta il gentile receptionist non dice niente.

L'aria all'interno del locale è pesante e carica di odori di ogni tipo. Aromi a noi sconosciuti danzano in un ballo a due con i nostri nasi. Effluvi di esotiche pietanze colpiscono il nostro olfatto, catapultandoci in una città orientale fatta di strade piene di banchetti e bambini urlanti. Diciotto ore di aereo dopo siamo di nuovo davanti al ristorante.
Il receptionist è sempre imbavagliato dove lo abbiamo lasciato. Questa volta ci sediamo e aspettiamo di ordinare. Non abbiamo idea di dove possa essere Jackie Jo John, detto Gaetano, ma quello che ci interessa deve essere ancora qui.
Ordiniamo un antipasto a base di frutti di mare, cozze, vongole e ci portano un vassoio di salame. Ah, sospettano qualcosa.
Mentre Jimbo comincia ad addentare io vado in esplorazione. I bagni sono puliti.
Faccio un segno a Jimbo che fa finta di non capire, chino su quella che sembra essere una teglia di spaghetti.
Mi muovo furtivo tra le cucine, cercando un indizio su dove possa essere il pacco. Rapido e sicuro come un ninja. Alla terza volta che il nerboruto cuoco, evidentemente ex lottatore di sumo, mi caccia fuori a pedate intuisco che il pacco non è nelle cucine.
Un'occhiata veloce a Jimbo che ha il braccio fino al gomito zuppo di sugo d'arrosto di quello che sembrerebbe il gemello grasso e basso di Danny DeVito.
Forse il magazzino. Silenzioso come acqua corrente tra i ghiacci... La pedata dell'aiuto cuoco mi fa capire che forse non è il caso.
Niente. E' sinonimo di grandezza d'animo accettare la sconfitta. Ma quando torno al nostro tavolo... Jimbo è sparito! Il tavolo è ribaltato e tutto il sugo cola su quello che sembra essere il resto di una torta Sacher appena intaccata.
Con la coda dell'occhio vedo due uomini sulla porta che di peso sollevano qualcosa. O qualcuno.
Estraggo veloce la pistola. Corro in strada e arrivo giusto in tempo per vedere i fanali di un camioncino perdersi dietro l'angolo.

  • Jimbo!
Mi lancio all'inseguimento a bordo della mia auto. Sono bravi. Per due volte mi seminano tra le vie labirintiche della città. Ma io ho il senso dell'orientamento del mitologico Minotauro. Svolto a destra, sinistra, destra, sinistra, destra, sinistra. Dopo essermi fermato un attimo a vomitare, vedo il camioncino fermo davanti ad un palazzo. Corro a perdifiato. E' Jimbo. Un uomo lo tiene per le gambe e uno per le braccia. Bastardi. Come mi hanno insegnato in polizia entro nell'edificio a pistola spianata...
...e davanti a me barelle, sedie a rotelle e vecchietti con lunghi camici che, purtroppo, non coprono le natiche.

Una lavanda gastrica e 1300 dollari dopo, siamo di nuovo in macchina. Il receptionist ci lancia occhiate in cagnesco dall'altra parte della strada. Gli appostamenti non sono come si vedono nei film.





La parole era "consegnato". Mah...

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